deSidera Bergamo Festival

La Speranza è una bambina da nulla…
Eppure, è questa bambina che traverserà i mondi.
(Charles Péguy)

A Benvenuto Cuminetti

Se si dovesse definire in una parola il mood di questa XXIII edizione di deSidera, questa parola sarebbe “Memoria”. Quando un’epoca finisce e un’altra ha inizio, è necessario che la memoria storica compia una specie di trasloco, lasciando dietro di sé ogni nostalgia ma mantenendo, nella nuova condizione, tutta la “forza del passato” (Pasolini), affinché, nella nuova situazione, produca nuovi frutti.
Tanta letteratura e tanta storia sono presenti quest’anno nel nostro festival. Ci limitiamo ad alcuni nomi. Le memorie letterarie comprendono Giovanni Testori, le “Mille e una notte”, William Shakespeare, Jack London, Ernest Hemingway, Rudyard Kipling, Carlo Emilio Gadda, Pasolini. Quelle storiche abbracciano la vergogna di Auschwitz, gli 80 anni della Liberazione, figure dell’arte e dello spettacolo (il pittore Ligabue, la soubrette Josephine Baker, la comica Anna Marchesini) legate al secolo scorso.
Anche il filone cosiddetto religioso registra importanti rievocazioni come quella dei due grandi Papi (Giovanni XXIII e Paolo VI), figli delle nostre terre, la poesia di Karol Wojtyla e quella di David Maria Turoldo. Sarà presente il Vangelo sotto forma di spy story (“Il Vangelo secondo Pilato”) e sotto forma di recital narrativo-musicale tratto dal celebre Vangel per el dì d’incoeu, opera di un geniale missionario alle prese con il problema di tradurre la Scrittura non solo in una lingua africana, ma anche nella mentalità di un popolo lontano.
Proprio questo spettacolo rappresenta un buon paradigma per il nostro festival. Anche per noi la sfida è quella di tradurre la memoria dei classici, di figure e vicende storiche, in una lingua che risulti interessante e comprensibile in un’epoca come la nostra che ha perduto tanti riferimenti del passato.
L’uomo di oggi, circondato da eventi tragici, spesso incapace di far fronte a una realtà dura e difficile, e quindi ansioso di distrazione, di entertainment, corre il rischio di vivere il presente come se nascesse in questo momento, come se non avesse una storia capace di dargli senso.
Questa è una sfida inevitabile. Stabilire che nesso c’è tra Dante e l’I.A., quali contaminazioni subiscono e subiranno le nostre memorie a contatto con le memorie di popoli e culture diverse spetta a ciascuno di noi, spetta all’apertura delle nostre coscienze, spetta alla nostra capacità di mantenere dentro un unico pensiero il passato e il (nuovo) presente, senza alzare muri di nessun tipo.
Qualche anno fa ci dissero che Dante è molto letto in Cina. Ci dissero anche che laggiù il nostro sommo poeta veniva letto in modo molto diverso rispetto a noi, e che per molti la “Divina Commedia” era una specie di anticipazione di “Harry Potter”.
Questa cosa può farci sorridere, indignare, inorridire, ma rappresenta una sfida molto interessante e molto reale. Il nuovo non ci è nemico né amico e non va odiato né idolatrato. Semplicemente c’è.
Traghettare le anime dei morti in un’altra epoca, come detto, non si potrà evitare. Sta però a noi decidere, con tutta l’intelligenza di cui siamo capaci (quindi aperti di cuore ma anche avveduti e attenti ai possibili abbagli), se queste anime saranno traghettate verso l’inferno o verso il paradiso.
deSidera vuole offrire il suo modesto contributo: tenere viva una memoria priva di nostalgia dà fondamento alla speranza che, come ci ha insegnato Peguy, è una bambina da nulla, ma che, lei sola, traverserà i mondi. Il Giubileo della Speranza lo ricorda a tutti gli uomini in maniera speciale.

Gabriele Allevi, Giacomo Poretti, Luca Doninelli