deSidera Bergamo Festival

In principio il desiderio venne prima di tutto
Che fu il primo seme della mente

(RIG VEDA, 3500 a.C.)
E trovare che tutto è poco e piccino alla capacità dell'animo proprio
Pare a me il maggior segno di grandezza e di nobiltà che si vegga della natura umana

(G. Leopardi, pensiero LXVIII)
Il nostro festival compie ventidue anni, e sono ventidue anni carichi di una precisa idea di cosa significhi "fare". C'è chi pensa che "fare" significhi "fare da capo". Spesso, anche in politica, la parola "cambiamento" viene identificata con la volontà di fare cose nuove, ribaltando una situazione divenuta ormai vecchia. C'è, però, anche chi pensa che "fare" sia un processo più lungo, che l'innovazione si realizzi dentro il solco di qualcosa di buono che ci è stato lasciato da chi è venuto prima di noi. La nostra tradizione è piena di cose buone, di segni di un passato pieno di una vita faticosa, spesso dolorosa ma sempre piena di senso.                
Leggendo il programma del deSidera di quest'anno si può constatare, da subito, che un'idea - presente fin dalla prima edizione - è giunta ora a piena maturazione: l'idea di un umanesimo integrale, come lo chiamava J. Maritain. Attori celebri, musicisti, titoli, generi teatrali contribuiscono a offrirci un'immagine unitaria dell'uomo: un uomo che è sempre sé stesso quando ride e quando piange, quando affronta le tempeste della vita e quando si concede un po' di divertimento e di spensieratezza.                
Le enormi sfide del futuro - intelligenza artificiale, epidemie, guerre, questione ambientale - non possono trovarsi di fronte un uomo spaesato, diviso in mille pezzi, uno nessuno e centomila. Noi crediamo, viceversa, che il passato ci abbia lasciato in eredità una traccia capace di farci attraversare quelle sfide senza smarrire mai quello che siamo. Da ventidue anni deSidera segue questa traccia, affinché ogni spettacolo, piccolo o grande che sia, ci consenta di dire, all'uscita: "Abbiamo visto e sentito qualcosa di umano".