Giuseppe & Angelo
Gli inventori della buona morte
deSidera Festival e Rosetum
Descrizione
Alcune brevi considerazioni sul tema
Tutti sanno chi è San Giuseppe. Tutti noi che frequentiamo le chiese, o le abbiamo frequentate, crediamo di conoscerlo. L’aggettivo che normalmente ci viene in mente pensando a lui sembra quasi un insulto: putativo. Manca la s iniziale e poi l’insulto è completo. Così dicendo, penso ovviamente a chi ha ricevuto una educazione cattolica anche se poi questa educazione la vita ha voluto che finisse in un cassetto. Ciò che è evidente è che, in tutti i casi, pensiamo soprattutto in negativo quando ci accostiamo alla figura di Giuseppe: è il marito di Maria ma non è veramente un marito, è il padre di Gesù ma non è il suo vero padre. “Non” e “Putativo”, questo è l’orizzonte. Che bella vita….
Non è così, non lo è stato e non lo è ora, e il nostro spettacolo si propone non di dimostrarlo, quasi ci impegnassimo in una dotta e medioevale disputa teologica, ma più semplicemente di mostrarlo. A chi? Al popolo, cattolico o meno che sia.
Il soggetto
La vicenda, immaginaria, si svolge tutta nella bottega di San Giuseppe che, ormai vecchio, è rimasto solo ad occuparsi del suo lavoro di falegname. Un misterioso individuo irrompe nel laboratorio ad annunciare all’uomo che la fine della sua esistenza terrena è vicina ed egli deve prepararsi alla dipartita. Inaspettatamente il combattivo ed intelligente falegname inizia una lotta senza tregua con l’angelo che porterà, per nostro grande beneficio, ad una invenzione destinata a cambiare la storia dell’umanità: l’invenzione della “buona morte”.
Ndr Non vi diciamo che cos’è la buona morte, lo scoprirete solo partecipando allo spettacolo. Chiariamo solo che non si tratta della morte senza soffrire ed altre balle del genere…
Lo stile
La comicità e l’ironia sono le armi principali di questa messa in scena e non solo in virtù della scelta di questi particolari attori (Bano Ferrari infatti è uno dei più grandi interpreti della clownerie contemporanea e Carlo Rossi è il suo fedele scudiero) ma anche e soprattutto perché, in teatro e nella vita, quando il dramma incombe l’uomo non soccombe solo se è capace di ridere di se stesso. E questo il popolo lo sa bene.
A riprova dell’importanza dell’umorismo citiamo solo (?) Benedetto XVI che ha affermato: “Io non sono un uomo a cui vengano in mente continuamente barzellette. Ma saper vedere anche l’aspetto divertente della vita e la sua dimensione gioiosa e non prendere tutto così tragicamente, questo lo considero molto importante e direi che è anche necessario per il mio ministero. Un qualche scrittore aveva detto che gli angeli possono volare perché non si prendono troppo sul serio. E noi forse potremmo anche volare un po’ di più, se non ci dessimo tanta importanza”.
Non abbiamo nulla da aggiungere. Nulla. Se non forse considerare che nel nostro spettacolo c’è un Angelo che non vola. Momentaneamente.
Buon Divertimento
La compagnia