GIMONDI, UNA VITA A PEDALI - Cronaca dal palco

09/07/2016 - Bariano, Stallo della Misericordia

Serata di grande commozione in cui tutti i presenti si sono sentiti in piedi sui pedali al termine dell'impegnativa piece di Matteo Bonanni. Hanno partecipato delle speranze del bambino Felice alle sue prime pedalate, sono stati con lui alla sua prima disastrosa corsa nella quale ha imparato la filosofia che l'ha fatto grande, non mollare mai, e infine lo hanno sostenuto, incoraggiato, hanno condiviso i suoi sogni e le sue attese. Infine hanno sentito con lui, quando ha finalmente vinto inaspettatamente i mondiali, che non è solo lui a vincere ma un pezzo d'Italia umile che ha imparato a condividere tutto nella fatica e nella generosità.

Un Gimondi, quello visto a Bariano,campione di umanità prima che del ciclismo da tenersi stretto e da imitare.

Diàol cane!

 

Redazione

La voce del pubblico

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12/07/2016 10:31 - Nicola Cremonesi:
Spettacolo intenso e coinvolgente. Eccellente l'abbinata voce/fisarmonica.rnDue i punti che mi hanno colpito maggiormente: il rapporto del campione con il padre - umile, discreto, concreto e soprattutto sempre presente, dalla prima bicicletta da corsa regalata al figlio fino alla vetta raggiunta con il Mondiale 1973 - e la straordinaria lezione che il ciclismo, lo sport che forse più di tutti è metafora della vita, ci regala attraverso le parole del protagonista: la vita va sempre guardata con umiltà, mai con arroganza o superficialità. Il campione diventa veramente tale nel momento in cui riconosce di avere davanti a sé avversari oggettivamente più forti di lui. Non era mai accaduto prima, per la sua convinzione di essere comunque il migliore: e infatti non aveva mai vinto. Ora, guardando con schiettezza la realtà e riconoscendo di non essere lui il più forte, ma desiderando comunque giocarsela fino in fondo - perché, come dice il grande Vasco Rossi: «Io perderò questa partita qui / ma vale la pena, sì!», vale la pena vivere fino in fondo il tempo che ci è dato, eccome! -, ottiene una vittoria imprevista e insperata. Ma la vittoria c'è già stata, prima ancora di superare il campionissimo Mercks: sta tutta nella coscienza del protagonista di appartenere a un popolo di cui sta indossando la maglia, un popolo che in quel momento vive, soffre, suda e lotta con lui: il papà, la mamma, la moglie incinta, gli amici, le ragazze del paese («che forse non sono andate al fiume ma sono venute al bar a vedere me!»); il mondo intero.